Studio Biblico
Realizzato dal Pastore
Archetto Brasiello
Il Peccato
L’amartiologia è lo studio biblico dell’uomo nello stato di peccato, essa si prefigge di descrivere la gravità della condizione dell’uomo ribelle per apprezzare la sapienza e la potenza della Redenzione operata dal Signore Gesù: “Come il peccato regnò nella morte, così anche la Grazia regni, mediante la giustizia, a vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore” (Romani 5:21). L’amartiologia è perciò conseguente all’antropologia secondo l’ordine della rivelazione e l’ordine logico, essa completa l’insegnamento biblico sull’uomo.
TEORIE ERRATE SUL PECCATO
1. Ateismo
L’ateo negando l’esistenza di Dio, nega anche il peccato, perché, a stretto rigore, possiamo peccare solo contro Dio e se non c’è Dio non vi può essere peccato. Per punire una violazione ci dev’essere un legislatore e una legge; se questi non vi sono, allora non esiste il reato.
L’uomo può essere colpevole di cattive azioni contro il suo prossimo, ma è solo in relazione a Dio che queste azioni diventano peccato.
Luca 15:21 “E il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio.”
2. Determinismo
È la teoria che il libero arbitrio è un’illusione e non una realtà. L’uomo è semplicemente uno schiavo delle circostanze, pertanto, ne consegue che il peccato è come una malattia, per la quale il peccatore dovrebbe essere compatito piuttosto che subirne le conseguenze ed essere punito.
3. Edonismo (Piacere)
Teoria, secondo la quale, il massimo bene, nella vita, è l’assicurarsi il piacere ed evitare il dolore, cosicché la prima domanda che ci si deve porre dinanzi ad una scelta non è “È giusto?”, ma: “Recherà piacere?”
La tendenza generale dell’edonismo è quella di tollerare il peccato e di ammantarlo come una “debolezza innocua”, “capricci del piacere”.
Questa teoria, non accetta e non giustifica la collera, i delitti, l’odio, l’ubriachezza perché sono contrari al bello; ma sotto di essa si nasconde il desiderio di banalizzare il peccato e diminuirne la sua gravità.
Essa rappresenta una variante moderna dell’antica menzogna: “ Il serpente disse alla donna: «No, non morirete affatto;” (Genesi 3:4)
4. Scienza Cristiana
Scienza Cristiana è un’organizzazione fondata da Mary Baker Eddy (1821-1910) che presentò delle nuove idee sulla spiritualità e sulla salute.
La Scienza Cristiana crede in un Dio di solo amore infinito, ma nega la realtà del peccato poiché esso è soltanto l’assenza del bene. Il peccato è un errore della mente mortale, pertanto, il suo modo di pensare ha solo necessità di essere corretto.
La Bibbia ci parla chiaramente dell’Amore di Dio, ma anche della Sua Giustizia.
5. Evoluzione
Vede il peccato come l’eredità della componente animale dell’uomo, quindi, non crede in Dio e non riconosce l’esistenza del peccato.
Gli animali non peccano; essi vivono secondo la loro natura e non hanno coscienza di colpa per il loro modo di agire.
L’ORIGINE DEL PECCATO
1. La tentazione
Il secondo capitolo della Genesi ci dà lo sfondo della caduta dell’uomo. Particolare rilievo è dato ai due alberi del giardino di Eden: “Dio il Signore fece spuntare dal suolo ogni sorta d'alberi piacevoli a vedersi e buoni per nutrirsi, tra i quali l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male.” (Genesi 2:9)
Questi due alberi erano un sermone in forma visibile e dicevano costantemente ai nostri
progenitori: “Vedi, io metto oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male;” (Deut. 30:15)
La Genesi, quindi, rivela l’origine di tutte le cose compresa quella del peccato che è la prima forma di
male. Dal nulla Dio ha creato l’universo per mezzo della Parola così dal nulla è venuto il peccato per la
disubbidienza alla Parola.
E’ fondamentale ai fini della retta dottrina sottolineare la storicità della caduta di Adamo ed Eva, negarla vorrebbe dire incorrere in palesi contraddizioni, essa è asserita in tutta la Sacra Scrittura. Le genealogie pongono Adamo alla base dell’albero dell’umanità (I Cronache 1:1; Luca 3:38; Giuda 14), l’Antico ed il Nuovo Testamento indicano in Adamo il responsabile dell’ingresso del peccato nel mondo (Romani 5:12,18-19).
A) Il peccato d’origine risiedette nella disubbidienza al comando di Dio: “del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare” (Genesi 2:17). L’albero fu creato per provvedere una prova mediante la quale l’uomo potesse, per amore e non per costrizione, scegliere di servire Dio e svilupparsi così nel carattere. Senza il libero arbitrio, l’uomo sarebbe una macchina.
B) La sottigliezza della tentazione.
La sottigliezza o astuzia, è menzionata come una delle caratteristiche più salienti del diavolo (Matteo
10:16). Il peccato d’origine fu propiziato dall’insinuazione di una serie di dubbi che avevano per oggetto
la Parola di Dio (Genesi 3:1), il carattere di Dio (3:4), la natura di Dio (3:5), è un movimento crescente e
progressivo. Se si considerano le parole del tentatore si potranno riscontrare una serie di menzogne sulla Parola di Dio e sulle effettive conseguenze del peccato.
C) Il peccato d’origine fu reso possibile dalle tre concupiscenze (Genesi 3:6a; I Giovanni 2:16): (i) La
concupiscenza degli occhi, (ii) la concupiscenza della carne, (iii) la superbia della vita.
Concupire = desiderare fortemente, bramare
D) Il peccato d’origine ebbe delle conseguenze immediate, evidenti e permanenti. Le conseguenze
furono estese a tutta l’umanità (Romani 5:12):
2. La fonte della tentazione.
Satana è l’ideatore e generatore delle tentazioni (2 Corinzi 2:11) Macchinazione = attività con cui si ordiscono inganni, intrighi, tranelli o si preparano nascostamente situazioni artificiose a danno d’altri. Strumento da guerra.Satana può usare anche le persone (Matteo 16:22-23)
3. La Colpa.
Consiste nella responsabilità che l’uomo ha nei confronti di Dio, essa è infinita più che grave poiché è senza alcuna attenuante (Genesi 3:7, 17-19; Giobbe 9:2; Romani 3:10-18).
4. La Corruzione
Consiste nell’inclinazione al peccato che da Adamo si è estesa ad ogni uomo (Salmo 51:5; Efesini 2:3), che si concretizza nella volontarietà e nell’induramento nel peccare (I Giovanni 1:8,10; Romani 1:29-32). Essa ha infettato l’intera natura dell’uomo (II Corinzi 7:1; I Tessalonicesi 5:23).
5. Il Giudizio o la Pena
Consiste in un aspetto universale che è la morte in tutte le sue accezioni, spirituale (Genesi 2:17; Efesi 2:5), fisica (Genesi 3:19; Ebrei 9:27) ed eterna (Giovanni 8:24; Apocalisse 21:8).
Si consideri anche un aspetto particolare che riguarda le conseguenze del peccato immediate e non per questo meno gravi (Galati 6:7-8).
LA NATURA DEL PECCATO
L’insegnamento biblico riguardo il peccato comporta una serie di particolari che, quali parti del tutto, vanno considerate come un insieme.
In greco la parola “peccato”, ha un significato completamente diverso dal significato comune che tutti abbiamo assorbito fin da bambini.
Peccato in greco si dice “hamartia”, che vuol dire (è un termine sportivo): “mancare il bersaglio [tirando con l’arco]” o per estensione: strada sbagliata.
I termini biblici che indicano il peccato sono numerosi e vari, uno sguardo ai più significativi permette di dare una definizione di peccato:
Antico Testamento. “Fallire” o “mancare il segno” (Levitico 5:5,16; Salmo 51:4), “malvagità” (Genesi 15:16; Isaia 43:24), “ribellione” (Isaia 1:2; Osea 8:1), “empietà” (Salmo 45:7; Ezechiele 3:19) ed infine “colpa” (Salmo 34:21-22; II Cronache 28:10).
Nuovo Testamento. “Debito” (Matteo 6:12); “Fallire” o “mancare il segno” (Matteo 1:21; I Giovanni 1:9), “iniquità” (Matteo 23:28), “ingiustizia” (Romani 1:18,29), “disubbidienza” (Romani 11:30,32), “irreligiosità” (Romani 1:18, 11:26), ignoranza (Atti 3:17), trasgressione” (Romani 4:15), “malvagità” (Luca 11:39; I Corinzi 5:8), “colpa” (Matteo 5:21-22); errore (Ebrei 9:7).
a. Una definizione.
IL PECCATO
E’ UN’OFFESA ARRECATA A DIO NELL’ESSERE E NEL VIVERE CONTRARIAMENTE
ALLA SUA VOLONTA’, NON AMANDOLO DI CUORE E
NON RIPONENDO IN LUI IL DILETTO
(Matteo 5:48, Romani 12:2)
non a caso la Scrittura sostiene che è la trasgressione della Legge (I Giovanni 3:4). Il peccato quindi è in primo luogo una condizione (Romani 3:9; Ebrei 9:26), in secondo luogo una serie di pensieri, parole, sentimenti ed azioni (I Giovanni 1:7).
LE CONSEGUENZE DEL PECCATO
a. Gli effetti del peccato.
Adamo in quanto prima creatura è stato il rappresentante dell’intera umanità, questa posizione di responsabilità spiega l’estensione delle conseguenze del peccato su tutta l’umanità
(Romani 5:12-14,18-19).
b. La tendenza al peccato di ogni essere umano (Salmo 51:5)
L’uomo è corrotto e colpevole dinanzi a Dio, nasce con una natura tendente e propensa al peccato, ma Dio non imputa il peccato fin quando non vi è volontarietà (Giacomo 1:14-15).
c. Punizione sicura
“Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita.” (1Giovanni 5:12)
“perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore.” (Romani 6:23)
d. La libertà dalle conseguenze del peccato.
La Parola di Dio insegna che la corruzione totale dell’uomo non condiziona la sua libera scelta
nell’accettare la Grazia, poiché la libertà propria non va confusa con la libertà concessa. La libertà di
accettare il Signore è uno stato, dunque non è corrotta, è esterna all’uomo, la cui natura peccaminosa, con l’aiuto di Dio, ha la libertà di accettare la salvezza in Cristo.
Nuova natura e Vecchia natura del Cristiano
In ogni credente coesistono due nature: la nuova e la vecchia. La prima è la sorgente di ogni desiderio
conforme alla volontà di Dio, mentre la seconda è quella da cui non procede altro che il male.
“avete imparato per quanto concerne la vostra condotta di prima a spogliarvi del vecchio uomo che
si corrompe seguendo le passioni ingannatrici……..e a rivestire l'uomo nuovo che è creato a
immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità. (Efesini 4:22,24)
La vecchia natura l’abbiamo ereditata quando siamo venuti al mondo; la nuova natura la possediamo
quando nasciamo di nuovo, alla conversione.
Il credente è, in Cristo, una «nuova creazione» (2 Corinzi 5:17); il suo spirito è rinnovato alla conversione (Efesini 4:23), e il suo corpo lo sarà alla venuta di Cristo.
Lo Spirito Santo non abita mai in una persona prima che sia avvenuta in lei la nuova nascita. Al momento della nuova nascita, questa nuova natura, che è spirito, è formata in noi dallo Spirito Santo; e la prima conseguenza di questo fatto è un antagonismo inevitabile fra la nuova natura e la vecchia. Entrambe tendono a dominare in noi, ma ciascuna in una direzione opposta.
1. La soluzione: un Liberatore
Questo doloroso conflitto fra il bene e il male sussisterà fino a quando saremo liberati da questo corpo, ma noi saremo vincitori ogni giorno se, vivendo attaccati al Signore, avremo ben compreso in che modo siamo liberati dalla potenza della carne che è in noi.
Che fare dunque d’una tale natura, sede e sfogo del peccato? Come vincere gli impulsi peccaminosi, le
aspirazioni, i pensieri, i desideri contrari al pensiero di Dio? Un’altra domanda ci aiuta a rispondere: Che cosa ne ha fatto Dio della nostra carne? Quale rimedio ci propone?
Romani 8:3 dice a questo proposito: «Ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha fatto mandando il proprio Figlio in carne simile a carne di peccato e, a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne».
La legge data da Dio per mezzo di Mosè condannava la carne con le sue opere, ma non dava alcuna forza per liberarci dalla sua potenza. Ma ciò che era impossibile alla legge, Dio lo ha fatto. Alla croce di Cristo ha giudicato la carne, perché «ha condannato il peccato nella carne». L’ha dunque giudicata nella sua radice e nella sua essenza.
Romani 8:4 mostra i risultati pratici di questa condanna, cioè che il credente non cammina più «secondo la carne, ma secondo lo Spirito». Noi credenti abbiamo ricevuto la persona dello Spirito Santo che è l’energia del nuovo uomo. Camminando per mezzo dello Spirito adempiamo le giuste esigenze della legge, benché noi non siamo più sottomessi ad essa come regola di vita.
Così Dio ha condannato la carne — la vecchia natura — alla croce di Cristo. E noi accettiamo questo per
fede e trattiamo la carne come «condannata». È su questo che l’apostolo Paolo attira la nostra attenzione quando dice: «I veri circoncisi siamo noi, che offriamo il nostro culto per lo Spirito di Dio e che ci vantiamo in Cristo Gesù, e non mettiamo la nostra fiducia nella carne» (Filippesi 3:3).
Nella vita si fanno molte esperienze dolorose e a volte si subiscono sconfitte umilianti, perché la carne tende sempre a rompere i legami in forma di sforzi pii e di buoni propositi e a non lasciarsi domare. Ma quando comprendiamo il giudizio che Dio ha pronunciato sulla carne, e smettiamo completamente di basarci sulle nostre forze per vincerla, il suo potere è ridotto al nulla e il combattimento è vinto.
Quando è stroncata la nostra fiducia nella carne, è stroncata anche la potenza della carne su di noi.
Allora distogliamo i nostri sguardi da noi stessi per portarli sul nostro Liberatore, il Signore Gesù, che ha preso possesso del nostro essere mediante il suo Spirito. Lo Spirito Santo è la potenza della nostra vita cristiana. Egli non si limita ad annullare l’azione della vecchia natura (Galati 5:16), ma fortifica, sviluppa e dirige la nuova (Romani 8:2,4,5,10).